Energia Finanziaria

Author name: oronzoale

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Non sei in Ritardo

HOME BLOG Non sei in ritardo: perché la ricchezza vera si costruisce con tempo, pazienza e realtà. La ricchezza solida non nasce dai “segreti” dei reel, ma da anni di disciplina, apprendimento e investimenti.In media, si diventa milionari ben oltre i 50 anni: è normale che i risultati arrivino dopo.Il lungo periodo è il vero alleato: ciò che conta non è la velocità, ma la direzione. Energia Finanziaria 💡 Fai lavorare i soldi, tu vivi la tua vita! Su Energia Finanziaria trovi idee, strategie e strumenti per imparare a gestire il denaro in modo semplice e consapevole. Non serve essere esperti di finanza: con consigli chiari e pratici puoi trasformare le tue finanze in una risorsa che lavora per te. L’obiettivo? Costruire passo dopo passo la tua indipendenza economica e liberare tempo ed energia per ciò che davvero conta nella tua vita.  L’età media di un milionario non è 20. È 61. Sui social media sembra che tutti “ce l’abbiano fatta” a 20 anni: macchine di lusso, orologi, voli in business, e una promessa costante di “segreti” per accelerare la ricchezza. Ma la realtà, quando la guardiamo con i numeri, racconta una storia completamente diversa. Ed è una storia molto più rassicurante: la ricchezza solida richiede anni di apprendimento, disciplina e scelte coerenti. Non sei in ritardo; sei solo all’inizio del processo. 1) Il dato che ribalta la narrativa dei social: l’età media dei milionari Negli Stati Uniti — ovvero il mercato con la maggior concentrazione di ricchezza privata — l’età media dei milionari non è 20. Secondo un’analisi su dati ufficiali, l’età media è passata da 57 anni (1992) a 61 anni (2022). Questo dato è stato riportato in modo concorde da Business Insider e The Guardian e sintetizza bene un fenomeno di lungo periodo: oggi si diventa milionari più tardi di ieri. Perché succede? Un mix di fattori: prezzi delle case più elevati, tassi ipotecari più alti, istruzione più costosa, e una maggiore volatilità delle carriere. Il Wall Street Journal ha documentato come l’accesso alla casa — principale “motore” di ricchezza per la classe media — sia oggi molto più difficile per i giovani rispetto al passato. Messaggio chiave: non sei “indietro”. È l’ecosistema ad essere cambiato, e i dati mostrano che la ricchezza tende a concentrarsi nelle fasce d’età più mature. 2) “Milionario” non significa sempre la stessa cosa: definizioni diverse, numeri diversi Quando leggi “milionario”, attenzione alla definizione: Net worth (patrimonio netto) ≥ 1 milione di dollari: include casa, risparmi, investimenti, azienda, meno i debiti. HNWI (High-Net-Worth Individual): spesso definito come almeno 1 milione di dollari di asset investibili (esclude la prima casa). È la metrica usata nei report globali di ricchezza. Sui dati globali, UBS stima che nel 2024 i “dollaro-milionari” siano cresciuti di ~684.000 unità a livello mondiale (circa +1,2% sull’anno). Gli Stati Uniti da soli hanno aggiunto oltre 379.000 nuovi milionari nel 2024, più di 1.000 al giorno, e oggi concentrano quasi il 40% dei milionari globali. Anche Capgemini rileva che nel 2023 la popolazione HNWI globale è aumentata del 5,1% (ricchezza +4,7%), con il Nord America in testa. Sono metriche diverse da “patrimonio netto” famigliare, ma convergono nel descrivere una crescita del numero di individui con elevate disponibilità finanziarie. Traduzione pratica: milionario può voler dire cose diverse a seconda della fonte. Ma tutte le fonti autorevoli dicono la stessa cosa: si diventa milionari più spesso con l’età, non a 21 anni. 3) La scienza (non i reel) sul “quando decollano” carriera e business Contrariamente al mito “giovane = più successo”, la fascia d’età più efficace per fondare aziende ad alta crescita è la mezza età. Un ampio studio condotto da ricercatori del MIT e della Northwestern su 2,7 milioni di fondatori USA mostra che l’età media dei fondatori di startup “top 0,1% per crescita” è ~45 anni, mentre l’età media dei fondatori che avviano un’impresa con almeno un dipendente è ~42. La Harvard Business Review ha ripreso questi risultati: i fondatori con un po’ più di esperienza hanno maggiori probabilità di creare aziende che crescono velocemente. Esempi iconici di “successo non precoce” abbondano: Morris Chang ha fondato TSMC a 55 anni, oggi una delle aziende più importanti al mondo. Morale: competenze, reti e capitale sociale maturano nel tempo. Anche nel tech “il lungo periodo vince”. 4) Il lungo periodo è (ancora) il tuo migliore alleato: cosa dicono i rendimenti storici Sul fronte degli investimenti, il motore più potente resta l’interesse composto. I rendimenti storici dell’S&P 500 (inclusi i dividendi) dal 1928 ad oggi sono nell’ordine del ~10% annuo nominale. Non significa che ogni anno guadagni il 10% (anzi: la dispersione è elevata), ma sul lungo periodo la traiettoria è positiva. Il database storico curato da Aswath Damodaran (NYU Stern) è la fonte accademica di riferimento. Tradotto in pratica (esempio illustrativo, non una previsione): Con 300 € al mese investiti in un portafoglio azionario diversificato che nel lungo periodo rendesse ~7% netto all’anno, in 30 anni ti avvicini a circa 365.000–380.000 €; Con 700 € al mese alle stesse condizioni, in 30 anni puoi puntare a ~850.000–900.000 €; Con 1.000 € al mese, ~1,2–1,3 milioni a 30 anni. I numeri cambiano con i costi, le tasse, la volatilità, l’asset allocation — ma la logica non cambia: tempo + costanza battono l’ossessione per il “tempismo perfetto”. (E diverse analisi divulgative mostrano che anche comprando spesso “ai massimi”, su archi ventennali il risultato resta sorprendentemente buono: conta più “tempo nel mercato” che “market timing”). 5) Perché l’età media dei milionari si alza? Tre forze strutturali a) Casa più cara e tassi più altiLa ricchezza delle famiglie passa tanto dal patrimonio immobiliare: l’SCF 2022 (l’indagine triennale della Federal Reserve) mostra una crescita significativa della componente “equity” della casa nel periodo 2019–2022. Ma l’accessibilità è peggiorata: tassi e prezzi frenano i giovani acquirenti, allargando il divario generazionale di ricchezza. b) Mercati finanziari e “effetto ricchezza” degli over 60Gli anziani benestanti (spesso già proprietari di casa e con portafogli azionari) hanno beneficiato maggiormente dei rialzi di azioni e immobili, con un impatto sui consumi ben documentato dalle cronache economiche USA degli ultimi anni. c) Longevità e “Great Wealth Transfer”Viviamo più a lungo (e consumiamo più a lungo). UBS segnala che siamo nel pieno di un grande trasferimento di ricchezza: ~83.000 miliardi di dollari passeranno di mano nei prossimi 20–25 anni. Questo allunga i tempi in cui la ricchezza resta concentrata nelle coorti più anziane prima di trasferirsi alle generazioni successive. 6) “Lavaggio del cervello” dei social:

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Lavoro 2030

HOME BLOG Lavoro 2030: rivoluzione o opportunità? Il mondo del lavoro non è mai stato così in movimento. Le trasformazioni che stiamo vivendo oggi – dall’intelligenza artificiale al cambiamento climatico – segneranno profondamente il futuro. Secondo l’ultimo rapporto Future of Jobs 2025 del World Economic Forum (WEF), da qui al 2030 ci aspetta uno scenario fatto di grandi opportunità, ma anche di sfide enormi. Energia Finanziaria 💡 Fai lavorare i soldi, tu vivi la tua vita! Su Energia Finanziaria trovi idee, strategie e strumenti per imparare a gestire il denaro in modo semplice e consapevole. Non serve essere esperti di finanza: con consigli chiari e pratici puoi trasformare le tue finanze in una risorsa che lavora per te. L’obiettivo? Costruire passo dopo passo la tua indipendenza economica e liberare tempo ed energia per ciò che davvero conta nella tua vita. Il dato che colpisce di più? 170 milioni di nuovi posti di lavoro saranno creati entro cinque anni. Ma allo stesso tempo, 92 milioni di ruoli spariranno o saranno radicalmente trasformati. Un vero e proprio “reset” del mercato del lavoro, che richiederà a milioni di persone di reinventarsi. I cinque motori del cambiamento Il WEF individua cinque grandi forze che stanno già riscrivendo le regole del gioco: Tecnologia e automazione – L’IA generativa sta entrando in uffici, fabbriche e perfino studi creativi. Non sostituirà ogni professione, ma cambierà il modo in cui lavoriamo. Instabilità economica – Inflazione, costo della vita e incertezze geopolitiche continueranno a pesare su salari e benessere sociale. Sostenibilità – La transizione verde non è più opzionale. Aziende e governi stanno investendo su energie pulite, mobilità sostenibile e riduzione dell’impatto ambientale. Demografia – Nei Paesi ricchi la popolazione invecchia; in quelli emergenti, milioni di giovani entrano nel mercato del lavoro. Due dinamiche opposte che cambiano gli equilibri globali. Geopolitica e frammentazione – Le tensioni internazionali stanno costringendo molte imprese a ripensare le proprie catene di fornitura e persino i mercati di riferimento. Creazione e perdita di posti: il saldo è positivo Fra il 2025 e il 2030: +170 milioni di nuovi lavori (+14% sull’attuale occupazione) -92 milioni di ruoli cancellati (-8%) saldo finale: +78 milioni di impieghi (+7%) Ma attenzione: guardare solo al numero finale rischia di essere fuorviante. Il problema non è la quantità di posti disponibili, ma la capacità delle persone di occuparli. Chi perde il proprio lavoro non sempre avrà le competenze giuste per ricollocarsi nei settori in crescita. In molti casi i ruoli non spariranno, ma si trasformeranno: il cassiere potrà diventare gestore di sistemi automatizzati, il grafico potrà usare l’IA come alleato creativo. Per altri, invece, sarà necessario un vero e proprio cambio di carriera. La sfida sarà quindi ridurre il divario tra competenze richieste e competenze realmente disponibili. I mestieri in crescita e quelli a rischio Sorprendentemente, non tutti i lavori del futuro saranno high-tech. Alcuni dei profili più richiesti nel breve termine saranno “tradizionali”, ma fondamentali: Agricoltori – La produzione di cibo resta prioritaria e non tutto può essere automatizzato. Logistica e trasporti – Con l’e-commerce e le catene globali, il settore rimane strategico. Sviluppatori software – La spina dorsale della digitalizzazione. Dall’altra parte della medaglia, alcuni ruoli rischiano grosso: Cassieri – Sempre più sostituiti da casse automatiche e pagamenti digitali. Segreteria e amministrazione di base – Molte funzioni sono già automatizzabili. Graphic designer – L’IA generativa sta rivoluzionando il settore creativo. Come prepararsi al 2030 Il messaggio del WEF è chiaro: non basta resistere, bisogna anticipare. Formazione continua – Competenze digitali, AI, big data, cybersecurity sono già oggi tra le più richieste. Collaborazione uomo-macchina – Non combattere l’IA, ma imparare a sfruttarla come alleato. Sguardo lungo – Chi si aggiorna per primo gode di un vantaggio competitivo enorme. Conclusione Il lavoro del 2030 non sarà semplicemente diverso: sarà il risultato delle scelte che facciamo oggi. Chi investe su di sé, sulle proprie competenze e sulla capacità di adattarsi, non solo sopravviverà al cambiamento, ma potrà trasformarlo in opportunità. E tu come ti stai preparando al futuro del lavoro? Pensi che la tua professione resisterà o dovrai reinventarti? Raccontamelo nei commenti! Condividi Facebook Twitter Linkedin Telegram Pinterest WhatsApp Categorie Economia (2) Mindset (1) Post Recenti Mindset Non sei in Ritardo August 30, 2025 Economia Lavoro 2030 August 26, 2025 Economia L’estate che non decolla August 26, 2025

yellow umbrellas
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L’estate che non decolla

HOME BLOG L’estate che non decolla: spiagge vuote e montagne affollate L’estate 2025 sarà ricordata come una stagione strana per il turismo italiano. Dopo le prime settimane di sole di giugno, molti speravano in un luglio ricco di presenze. Invece è arrivata una doccia fredda: spiagge semivuote, ombrelloni chiusi e stabilimenti che guardano al calendario con preoccupazione. Ora gli operatori balneari aspettano con ansia Ferragosto, l’ultima grande occasione per invertire la rotta. Energia Finanziaria 💡 Fai lavorare i soldi, tu vivi la tua vita! Su Energia Finanziaria trovi idee, strategie e strumenti per imparare a gestire il denaro in modo semplice e consapevole. Non serve essere esperti di finanza: con consigli chiari e pratici puoi trasformare le tue finanze in una risorsa che lavora per te. L’obiettivo? Costruire passo dopo passo la tua indipendenza economica e liberare tempo ed energia per ciò che davvero conta nella tua vita. Numeri in caduta libera Secondo i dati del Sindacato Italiano Balneari, a luglio le presenze sono scese in media del 15% rispetto all’anno scorso.Alcuni territori hanno sofferto più di altri: In Toscana, il maltempo ha colpito nei weekend, scoraggiando sia i turisti locali sia gli stranieri di fascia alta. In Romagna, patria della vacanza balneare, il calo medio è stato del 15%, ma alcune strutture hanno perso quasi un terzo della clientela. In Calabria, la situazione non è migliore: fino al 25% in meno di presenze rispetto al 2024. Un trend che lascia poco spazio all’ottimismo, almeno per chi lavora con l’ombrellone. Perché il mare non attira più come prima? Tre fattori si intrecciano e spiegano il cambiamento: Budget ridotti: molte famiglie hanno meno risorse da spendere. Prezzi stabili o in crescita rendono difficile concedersi la classica vacanza di una settimana al mare. Caldo eccessivo: le temperature sempre più alte non invogliano a passare giornate sotto il sole cocente. Cresce la ricerca di mete più fresche. Nuovi desideri: non basta più sdraiarsi su una sdraio. Sempre più viaggiatori cercano esperienze, escursioni, contatto con la natura e attività sportive. Il paradosso della montagna Se il mare arretra, la montagna esplode. Le Dolomiti, Cortina e Rocca Pietore vivono un’estate affollata come non mai. Non solo turisti italiani, ma arrivi da Asia e Nord America, un segnale di quanto le Alpi italiane siano ormai diventate un polo globale. Tuttavia, non mancano i problemi: il Lago di Braies, le Tre Cime di Lavaredo e Seceda sono vittime del cosiddetto overtourism. I flussi sono così intensi che si stanno studiando percorsi alternativi per deviare i visitatori verso valli meno conosciute ma altrettanto spettacolari. Vacanze negate, ma meno che in passato Un’altra faccia della medaglia riguarda chi quest’anno non partirà affatto. Si stima che 8,4 milioni di italiani rinunceranno alle ferie, per lo più per ragioni economiche. Il dato rimane alto, ma con una nota positiva: rappresenta la percentuale più bassa dal 2004. Basta guardare l’evoluzione: nel 2013 oltre la metà della popolazione non poteva permettersi una vacanza; nel 2021 era il 37,5%; oggi siamo scesi al 31,4%. Un lento miglioramento che racconta una capacità crescente, seppur limitata, di ritagliarsi qualche giorno di pausa. Un’Italia che cambia modo di viaggiare La fotografia dell’estate 2025 mostra un Paese che non ha smesso di andare in vacanza, ma che lo fa in modo diverso: meno sdraio e più trekking, meno stabilimenti balneari e più rifugi alpini. Il mare italiano resta una risorsa enorme, ma se vuole tornare competitivo dovrà saper innovare: non più solo spiaggia e relax, ma esperienze, sostenibilità, qualità e prezzi accessibili. Solo così potrà riconquistare quel ruolo centrale nell’immaginario delle vacanze degli italiani. 👉 E tu, come hai vissuto questa estate 2025?Hai scelto il mare, la montagna… oppure hai dovuto rinunciare alle vacanze?Raccontamelo nei commenti: la tua esperienza può dire molto più dei numeri e delle statistiche. Condividi Facebook Twitter Linkedin Telegram Pinterest WhatsApp Categorie Economia (2) Mindset (1) Post Recenti Mindset Non sei in Ritardo August 30, 2025 Economia Lavoro 2030 August 26, 2025 Economia L’estate che non decolla August 26, 2025

an aerial view of a city with a church tower
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Comprare casa a Pavia

HOME BLOG Comprare casa a Pavia: per la Generazione Z un sogno (quasi) irraggiungibile Andare in pensione a 70 anni e diventare proprietari di casa soltanto a cento: non è una provocazione, ma lo scenario delineato dalla ricerca “I giovani e la casa 2025” realizzata da Ener2Crowd, la piattaforma italiana leader negli investimenti sostenibili. Energia Finanziaria 💡 Fai lavorare i soldi, tu vivi la tua vita! Su Energia Finanziaria trovi idee, strategie e strumenti per imparare a gestire il denaro in modo semplice e consapevole. Non serve essere esperti di finanza: con consigli chiari e pratici puoi trasformare le tue finanze in una risorsa che lavora per te. L’obiettivo? Costruire passo dopo passo la tua indipendenza economica e liberare tempo ed energia per ciò che davvero conta nella tua vita. Una sfida per i giovani Per un trentenne della Generazione Z – magari neolaureato o entrato da poco nel mondo del lavoro – acquistare un appartamento a Pavia rappresenta una vera e propria maratona finanziaria. Secondo i calcoli di Ener2Crowd, sarebbero necessari 72 anni di risparmi per riuscire a mettere da parte i soldi sufficienti. Un tempo circa tre volte più lungo rispetto a quello richiesto ai loro genitori. Il quadro migliora solo in parte per chi riesce a ottenere un mutuo: in questo caso servono comunque 55 anni di risparmi, a condizione di avere tutte le garanzie richieste dalle banche (contratto stabile, busta paga e un acconto iniziale). La stima si basa su dati ISTAT relativi a redditi e prezzi immobiliari: a Pavia il reddito medio si aggira intorno ai 1.920 euro al mese, con una capacità di risparmio annuale media di circa 3.460 euro. Di fronte a un appartamento tipo da 100 metri quadrati dal valore medio di 250.000 euro, il calcolo è presto fatto: senza sostegni esterni, la strada per l’acquisto si allunga a dismisura. Per una coppia con due redditi gli anni di risparmio si riducono quasi della metà, ma restano comunque altissimi rispetto agli standard del passato. Perché comprare casa è diventato così difficile Rispetto a vent’anni fa, accedere alla proprietà immobiliare è molto più complesso. Le ragioni principali sono: Salari stagnanti e precarietà lavorativa, che limitano la possibilità di accendere un mutuo. Prezzi immobiliari in crescita, alimentati dalla forte domanda di alloggi per studenti universitari e professionisti legati al polo sanitario pavese. Un sostegno importante arriva dal Fondo di Garanzia Prima Casa, che nel 2024 ha permesso a circa 80.000 under 36 di ottenere finanziamenti fino al 100% del valore dell’immobile. Tuttavia, il vero aiuto rimane quello familiare: in Italia il 64% degli under 40 non è ancora proprietario, e quasi un milione di giovani non riesce nemmeno a pensare all’acquisto. Tra chi ce l’ha fatta, ben il 32% lo deve all’appoggio economico dei genitori. Confronto con altre città italiane Se a Pavia la situazione è complicata, altrove diventa addirittura proibitiva. A Milano, per esempio, un giovane impiegherebbe 147 anni a risparmiare la cifra necessaria senza mutuo, e 141 anni anche con il supporto del finanziamento. Non va meglio nelle altre grandi città: Roma: 101 anni senza mutuo, 87 con mutuo. Firenze: 95 e 79 anni. Bolzano: 89,9 anni. Bologna: 85,5 anni. Monza e Brianza: 83,3 anni. Venezia: 82,4 anni. Torino: 81,7 anni. E la lista continua con Trento, Brescia, Bergamo, Rimini, Genova e Trieste, tutte con tempi superiori ai 70 anni. Un confronto con il passato rende ancora più evidente la sproporzione: negli anni Settanta un operaio con uno stipendio medio di circa 50.000 lire al mese – equivalenti a poco più di 500 € di potere d’acquisto odierno – riusciva a comprarsi un appartamento in 15-20 anni di lavoro. Oggi, con redditi medi attorno ai 1.500 € al mese, per lo stesso obiettivo servono anche 70 anni di risparmi a Pavia e oltre 140 anni a Milano. In mezzo a questi numeri c’è la vera differenza: non sono cresciuti troppo poco i salari, sono cresciuti troppo i prezzi delle case. Condividi Facebook Twitter Linkedin Telegram Pinterest WhatsApp Categorie Economia (3) Immobili (1) Mindset (1) Uncategorized (1) Post Recenti Immobili Mercato Immobiliare Italiano 2025 August 30, 2025 Mindset Non sei in Ritardo August 30, 2025 Economia Lavoro 2030 August 26, 2025

A single, bright house stands out from the rest.
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Mercato Immobiliare Italiano 2025

HOME BLOG Mercato Immobiliare Italiano 2025: Trend, Città, e Spunti per la Finanza Personale Una mappa a tutto tondo tra prezzi e città: scopri chi paga di più (e chi ci guadagna meno) in affitto e in acquisto. Un viaggio nel mercato immobiliare italiano del 2025 tra affitti alle stelle e compravendite in ripresa: da Milano alla Calabria, passando per le città più care e quelle più accessibili, scopri dove costa di più — e dove ci sono ancora occasioni Energia Finanziaria 💡 Fai lavorare i soldi, tu vivi la tua vita! Su Energia Finanziaria trovi idee, strategie e strumenti per imparare a gestire il denaro in modo semplice e consapevole. Non serve essere esperti di finanza: con consigli chiari e pratici puoi trasformare le tue finanze in una risorsa che lavora per te. L’obiettivo? Costruire passo dopo passo la tua indipendenza economica e liberare tempo ed energia per ciò che davvero conta nella tua vita. 1. Panorama Generale: Affitti e Vendite A luglio 2025, il canone medio nazionale per gli affitti si attesta a 14,40 €/m², per una crescita del +7,22% rispetto allo stesso mese del 2024. I prezzi richiesti per la vendita, invece, si aggirano sui 2 113 €/m², in aumento di +2,92% su base annua. Negli ultimi sei mesi, gli affitti sono cresciuti di oltre il doppio rispetto alle compravendite: +5,5% contro +2,1%. Complessivamente, i grandi centri urbani perdono slancio in termini di domanda di affitto (con un calo vicino al 21%), mentre la vendita di immobili continua a crescere decisamente (circa +14%). 2. Disparità Regionali e Urbane Affitti Sul fronte delle locazioni, il divario territoriale è netto. In Valle d’Aosta i canoni richiesti sono i più elevati del Paese: sfiorano i 20 €/m² e, nei primi sei mesi del 2025, hanno messo a segno un ulteriore +2,6%. È un mercato sostenuto dalla vocazione turistica e da un’offerta strutturalmente limitata, che tende a mantenere i prezzi in alto. Milano resta il riferimento “premium”: l’affitto medio è attorno a 22,5–22,6 €/m² e, pur con una lieve flessione su base annua, continua a guidare la classifica davanti a Firenze, oggi nell’area dei 21–22 €/m² e in progresso rispetto al 2024. Subito dietro si muovono Bologna, Roma, Venezia e Napoli, con livelli via via decrescenti. Agli antipodi della scala, Palermo e Catania restano le piazze più accessibili, con medie nell’intorno di 9–9,5 €/m². In breve: la geografia degli affitti racconta un Nord-Centro teso e un Mezzogiorno ancora relativamente abbordabile.  Vendite Anche sul mercato delle compravendite le differenze sono marcate. A livello regionale, il Trentino-Alto Adige è stabilmente l’area più cara: a luglio 2025 il prezzo richiesto medio ha toccato 3.556 €/m², mentre all’estremo opposto la Calabria si è fermata a 950 €/m², minimo nazionale. Questo “gradiente” Nord-Sud è una costante dell’ultimo ciclo immobiliare italiano.  Scendendo nelle città capoluogo, Milano continua a fare corsa a sé: i valori medi richiesti in vendita oscillano tra 5.100 e 5.500 €/m², con il dato puntuale di 5.540 €/m² a luglio 2025. Subito dietro troviamo Venezia, Bolzano e Firenze, intorno a 3.3–4.6 mila €/m² a seconda dei segmenti e delle fonti; Roma ha superato la soglia dei 3.600 €/m² e ha aggiornato i massimi del biennio. Questi numeri riflettono mercati profondi e liquidi, dove domanda interna e investimenti continuano a sostenere i prezzi.  Uno sguardo alle province conferma il quadro: le più costose sono Bolzano (4.505 €/m²), Milano (3.601 €/m²), Lucca (3.220 €/m²) e Savona (3.094 €/m²); in coda alla classifica compaiono Biella (circa 612–620 €/m²), Caltanissetta (643 €/m²) e Isernia (676 €/m²). È una fotografia che mette in evidenza nicchie lusso e località turistiche ad alta richiesta, a fronte di aree dove il valore al metro quadro resta ancora molto competitivo. 3. Le Città “Costose” e “Convenienti” nella Quotidianità Affitti per stanza (posto letto) Milano è la città più cara anche per le stanze singole, con un costo medio di 732 €/mese, specialmente nei quartieri Quadronno-Palestro-Guastalla (846 €/mese). Seguono Bologna (632 €), Firenze (606 €), Roma (575 €). All’estremo opposto, Chieti è la città più economica, con appena 228 € al mese, seguita da Catanzaro (243 €), Foggia (249 €). In alcune città – Venezia, Genova, Roma, Ferrara, Bergamo – la domanda di stanze è in forte crescita (fino al +77%!). Un fenomeno interessante riguarda il “tasso di sforzo” legato all’affitto: a Firenze, le famiglie spendono fino al 48% del reddito mensile per l’affitto; Napoli è al secondo posto con il 47%, mentre Milano è al 40%. 4. Previsioni 2025 Nel 2025 si attende una crescita media nei prezzi di vendita a Milano di quasi il 6%, con i canoni d’affitto in aumento del +4,3%. Nella Capitale, invece, si prevede una crescita del +2,6% nelle vendite e del +4,4% negli affitti. Genova, Bologna e Verona dovrebbero registrare incrementi nelle vendite del 8,4%, 7,8% e 7,6% rispettivamente. Sul fronte degli affitti, gli aumenti più intensi attesi a Torino e Napoli: +8,1% e +8% Condividi Facebook Twitter Linkedin Telegram Pinterest WhatsApp Categorie Economia (3) Immobili (1) Mindset (1) Post Recenti Immobili Elementor #789 August 30, 2025 Mindset Non sei in Ritardo August 30, 2025 Economia Lavoro 2030 August 26, 2025

Economia

Dazi 15 % – Accordo USA-UE

HOME BLOG Dazi 15 % – Accordo USA-UE: tregua commerciale o resa europea? Alla fine di Luglio, in un contesto decisamente insolito – il golf club scozzese di Donald Trump – Stati Uniti e Unione Europea hanno firmato un’intesa destinata a segnare i rapporti economici dei prossimi anni. Da una parte, si è evitata un’escalation di dazi e ritorsioni commerciali; dall’altra, resta forte il dubbio che si tratti di un compromesso “a senso unico”, che avvantaggia quasi esclusivamente Washington. Energia Finanziaria 💡 Fai lavorare i soldi, tu vivi la tua vita! Su Energia Finanziaria trovi idee, strategie e strumenti per imparare a gestire il denaro in modo semplice e consapevole. Non serve essere esperti di finanza: con consigli chiari e pratici puoi trasformare le tue finanze in una risorsa che lavora per te. L’obiettivo? Costruire passo dopo passo la tua indipendenza economica e liberare tempo ed energia per ciò che davvero conta nella tua vita. Cosa prevede l’accordo L’elemento centrale è l’introduzione di una tariffa standard del 15% su quasi tutte le esportazioni europee verso gli USA. Ma dietro questa misura, già significativa, si nasconde un pacchetto molto più ampio di concessioni da parte europea: Dazi al 15% su gran parte dei beni europei in ingresso negli Stati Uniti. Nessun dazio per i prodotti americani esportati in Europa. Impegno a investire 600 miliardi di dollari in progetti sul territorio statunitense. Acquisto di energia made in USA per 750 miliardi di dollari nei prossimi anni. Forniture militari americane da acquistare, con entità ancora non quantificata. In pratica, più che un accordo commerciale, sembra un pacchetto di impegni europei a beneficio diretto degli Stati Uniti. I settori più colpiti Il dazio del 15% non fa distinzioni particolari: viene applicato in modo uniforme a quasi tutte le merci. Alcune categorie, tuttavia, risultano più penalizzate di altre: Auto e componentistica (particolarmente rilevante per le case tedesche come Volkswagen, BMW e Mercedes, che già subivano tariffe elevate). Farmaceutica. Semiconduttori e tecnologie avanzate. Alcuni comparti, invece, restano esclusi o ottengono trattamenti speciali: Aerospazio (aerei e parti di ricambio). Alcuni prodotti chimici. Una selezione di farmaci generici. Macchinari per la produzione di semiconduttori. Prodotti agricoli specifici. Materie prime e risorse naturali considerate critiche. Da notare che acciaio e alluminio europei restano soggetti a tariffe del 50%, con l’ipotesi futura di un sistema a quote. Perché l’Europa ha accettato? Guardando i numeri, è difficile non vedere l’accordo come uno scambio squilibrato. L’Europa paga dazi, promette investimenti e acquisti miliardari, mentre gli Stati Uniti ottengono accesso libero al mercato europeo. La risposta sta nella difficoltà dell’UE di presentarsi come blocco compatto. Le divisioni interne hanno indebolito la posizione negoziale: Francia: favorevole a una linea dura contro Trump. Germania: più cauta, temendo contraccolpi per le sue esportazioni. Italia: tentativo di mediazione tramite i rapporti privilegiati di Giorgia Meloni con Washington, senza risultati concreti. Il negoziatore europeo Maroš Šefčovič ha passato mesi in trattative estenuanti a Washington, ma il risultato finale somiglia più a una capitolazione che a un compromesso. Il confronto con la Cina Interessante il parallelo con Pechino. Quando Trump impose dazi monstre fino al 145% sui prodotti cinesi, la Cina decise di resistere, accettando l’impatto economico senza cedere a compromessi. Alla lunga, questa scelta ha costretto gli Stati Uniti a rivedere le proprie posizioni senza ottenere grandi concessioni. L’Europa, al contrario, ha preferito piegarsi per evitare una guerra commerciale, anche a costo di sacrificare molto. In sintesi L’UE ha evitato lo scenario peggiore: una guerra commerciale su larga scala. Tuttavia, le condizioni accettate sembrano pesantemente favorevoli agli USA. La mancanza di coesione interna continua a rappresentare l’anello debole della politica economica europea. In conclusione, più che un successo diplomatico, questo accordo rischia di essere ricordato come un’occasione persa per l’Europa di mostrarsi unita e capace di trattare alla pari con la prima potenza economica mondiale. Condividi Facebook Twitter Linkedin Telegram Pinterest WhatsApp Categorie Economia (3) Mindset (1) Post Recenti Mindset Non sei in Ritardo August 30, 2025 Economia Lavoro 2030 August 26, 2025 Economia L’estate che non decolla August 26, 2025

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